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I primi riferimenti storici allo zafferano si fanno risalire alle sacre scritture, dove veniva citato con il termine “Karkum”. Secondo Virgilio, il nome della pianta, “Crocus”, deriverebbe dal greco “Kroke” e starebbe a significare “filo di tessuto”, con riferimento agli stigmi filamentosi che si utilizzano commercialmente (Georgiche libro IV – 182).
La specie, o meglio il suo prodotto commerciale, è ricordata in diversi modi nelle civiltà più antiche del Mediterraneo: dalle raffigurazioni pittoriche di Knosso, alla citazione nel papiro egizio di Ebers (1500 a.C.) e nel cantico dei cantici del Vecchio Testamento (IV,14).
Come sempre accade nel mondo classico, la mitologia costruisce le sue storie anche a partire da elementi legati alla botanica. Per lo zafferano, nel suo utilizzo col secondo nome, quello di croco, le storie mitologiche sono due.
La prima vuole che Croco, compagno di gare di Mercurio, viene ferito a morte da un disco scagliato male e dalla terra bagnata dal suo sangue nasce la pianta gialla e rossa.
La seconda, invece racconta che la ninfa Smila si innamora di Croco e, per punizione, Diana lo trasforma in pianta di zafferano.
La regione di origine dello zafferano non è del tutto certa, anche se molti studiosi la collocano nell’area compresa tra Creta ed il Medio Oriente (Negby, 1999). Da qui si diffuse rapidamente in India e Cina e successivamente, ad opera degli arabi, nell’area mediterranea. Probabilmente ha avuto origine in Grecia, Asia Minore e Persia (Vavilov, et. al., 1951; Skrubis, 1989).
Lo zafferano venne coltivato intensamente in Oriente e nel bacino del Mediterraneo dalla tarda Età del Bronzo (Zohray 1994; Negbi 1999). I Romani lo introdussero in Gran Bretagna, mentre gli Arabi lo portarono in Spagna (The Royal Horticultural Society 2003).
Le virtù dello zafferano sono note da sempre e non meraviglia il fatto che sia stato fra gli ingredienti più usati nella preparazione dei medicamenti contro la peste. Era conosciuto per le sue virtù terapeutiche anche dagli Egiziani.